{"id":66011,"date":"2021-06-07T13:03:20","date_gmt":"2021-06-07T11:03:20","guid":{"rendered":"https:\/\/www.wallnews24.it\/?p=66011"},"modified":"2021-06-07T13:03:20","modified_gmt":"2021-06-07T11:03:20","slug":"storie-eligio-prosperi-la-memoria-di-un-teramano-che-per-amore-fu-minatore-in-belgio-nota-e-poesia-della-prof-franca","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/dev.wallnews24.it\/ab-attualita\/storie-eligio-prosperi-la-memoria-di-un-teramano-che-per-amore-fu-minatore-in-belgio-nota-e-poesia-della-prof-franca\/","title":{"rendered":"Storie. Eligio Prosperi, la memoria di un teramano che per amore fu minatore in Belgio. Nota e poesia della Prof. Franca"},"content":{"rendered":"\n

(wn24)-Redazione –  Eligio Prosperi era di Fontanelle di Atri, ma nacque nella storica Atri l\u201911 aprile del 1926. Era il primo di tanti figli maschi e femmine. Appena finita la guerra fece il militare da alpino nel nord Italia e appena finita la leva part\u00ec per il Belgio, esattamente nel 1946 e in seguito conobbe  Maria Niero, nata a Morro d\u2019Oro il 7 luglio 1927.<\/p>\n\n\n

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La scelta di partire per il Belgio fu dettata dai bisogni della famiglia, in quanto il padre Giuseppe era stato ferito gravemente in Libia e non poteva accudire pi\u00f9 di tanto i suoi molti bambini, oltre che occuparsi delle tante terre che aveva a Fontanelle di Atri(TE), in quanto eredit\u00e0 di famiglia. I figli erano piccoli e la moglie Elisa molto indaffarata con la casa. Inoltre, non trovava quasi nessuno per farsi aiutare, perch\u00e9 in tanti erano morti in guerra, non c\u2019erano molte attrezzature, tutto doveva essere perlopi\u00f9 eseguito a mano con la sola forza delle braccia, ma di chi era in buona salute. Ma part\u00ec con tanto smarrimento nel cuore, accompagnato solo dalla solita valigia di cartone, in una terra straniera senza sapere la lingua. Unica consolazione e legame con la sua amata terr\u00e0 l\u2019Abruzzo, era la corrispondenza epistolare che inviava dal Belgio e quella che arrivava dall’Italia segnata dalle cicatrici della guerra. Quando leggeva le lettere sembravano intrise dalle lacrime di sua madre, molto legata al suo primo figlio tanto coraggioso e generoso, in quanto inviava alla sua famiglia in Italia tutti i suoi risparmi.I primi anni da immigrato per Eligio Prosperi fu dura, in quanto and\u00f2 a vivere con altri italiani in una baracca. Si spartivano i turni per le varie commissioni e andavano d\u2019accordo, perch\u00e9 in questi casi scatt\u00f2 un grande spirito di solidariet\u00e0 con desideri e sogni comuni da realizzare in Italia al loro rientro nella amata  patria.  In quelle baracche semplici fredde d\u2019acciaio e legno cera tutto il calore alimentato dalla nostalgia: i ricordi di foto in bianco in nero che donavano sorrisi colorati alla loro visione, avevano un filo conduttore che li tenevano uniti anche nei momenti bui o nei momenti brevi conviviali come l\u2019accenno di una canzone italiana con i compagni d\u2019avventura.Eligio Prosperi tornava in Italia mediamente ogni due anni con valige cariche: giocattoli, cioccolata, caff\u00e8, cacao, dolci, abbigliamento, penne, colori, quaderni, suppellettili e altre cose per la casa. Tutti i fratelli e i genitori gli correvano incontro appena lo avvistavano su per la collina dominante a Fontanelle(TE), dove era collocata la casa di famiglia.Aveva venticinque anni quando in uno di questi ritorni in Italia si fidanz\u00f2 con la sua amata Maria Nerio che gli inviava una volta alla settimana notizie e missive su di lei, mantenendo entrambi acceso la fiamma del loro amore che incoronarono il 12 settembre 1954 con le nozze.  Eligio Prosperi  aveva conseguito il \u201cDiploma De Capacite\u201d a l\u201cEcole Industrielle & Commerciale Moyenne\u201d il 20 giugno del 1954 con il giudizio di: \u201cGrande Distinzione\u201d, presso la \u201cVille De Charleroi\u201d.
 Aveva frequentato la scuola tutte le sere per due anni dopo la spossante giornata di lavoro, in cui scendeva sotto terra fino a 1.000 metri. Il diploma gli \u00e8 servito per migliorare la qualit\u00e0 di lavoro, mangiando meno polvere. Gli ha permesso di affiancare un ingegnere nel preparare nuove gallerie con la dinamite, anche se ha dovuto lavorare solo nei turni di notte. Unica consolazione: vedere tanti fossili, anche enormi.<\/p>\n\n\n

Cos\u00ec, dopo il matrimonio la neo sposa si avventur\u00f2 in Belgio per andare a vivere in una magnifica casetta con giardino a Chatlineau . Il primo fiore del loro amore Franca Prosperi, nacque il 21 marzo 1957 nell\u2019ospedale di Charleroi e la seconda genita, Gabriella, il 17 luglio 1961. Alla famiglia Prosperi  venne assegnata una bellissima casetta, tappezzata con carta da parati, e arricchita da un giardinetto pieno di fiori e alberi quali: ortensie blu, lill\u00e0 bianchi e viola, pans\u00e9 di tutti i colori, narcisi bianchi e gialli, tulipani dalle varie sfumature, etc.<\/p>\n\n\n

Vivevano circondati da abruzzesi, belgi, veneti, friulani, liguri, etc. La loro convivenza era molto bella, anche perch\u00e9 a scuola avevamo una cultura cosmopolita di grande rispetto. C\u2019era gi\u00e0 il \u201ctempo prolungato\u201d per apprendere canti e danze di ogni paese.  Eligio Prosperi fece ancora del bene ai suoi fratelli, riusc\u00ec a farsi raggiungere da alcuni di loro, preparando la documentazione, la domanda, cercando perfino la casa adatta, aiutandoli infine a inserirsi (cosa non facile neanche per lui a suo tempo). Grazie alla disponibilit\u00e0 di sua figlia, la poetessa e Prof. rosetana, Franca Prosperi, racconta per noi di http:\/\/www.wallnews24.it gli episodi traumatici che ha vissuto suo padre in Belgio.<\/a> Essi hanno una importanza storica come esempio per le sofferenze che hanno vissuto i nostri connazionali minatori immigrati, solo per aiutare le famiglie. Questi eroi silenziosi senza medaglie che fanno parte della nostra ricostruzione, un esempio tangibile, valido anche per i nostri giorni, di sacrifici di generazioni passate coinvolte nella ricostruzione, dopo il secondo conflitto mondiale.<\/p>\n\n\n

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EPISODI TRAUMATICI\u00a0 di Franca Prosperi<\/strong><\/p>\n\n\n

1.      <\/em>Un episodio che fece rischiare la vita a mio padre, fu dovuto a un grande crollo in profondit\u00e0, in cui rimase sepolto con una trave che lo schiacciava, caduta di traverso sul collo. L\u2019avevano gi\u00e0 dato per spacciato, quando in ospedale ci furono pallidi segni di speranza, ma rimase a lungo in coma. Io, piccola bambina di tre-quattro anni, lo vidi intubato a letto come privo di vita. Hanno raccontato che piansi tanto. Qualcuno aveva pensato di farmelo vedere perch\u00e9 probabilmente sarebbe morto. La mia mamma era disperata, mi ha raccontato l\u2019episodio mille volte. Non riusciva a trattenere il suo dolore neanche davanti a me, al tempo non era nata ancora mia sorella. Io non saprei, ma rammento il suo continuo pianto con me in braccio davanti alla statuetta di S. Gabriele piena di luci che teneva in camera, chiedendo al Santo un miracolo. Quando pap\u00e0 cominci\u00f2 a riprendersi, lei promise a S. Gabriele che una volta tornati in Abruzzo saremmo andati ogni anno a trovarlo presso il Santuario. E cos\u00ec \u00e8 stato. Ora che i miei cari genitori non ci sono pi\u00f9, anch\u2019io continuo a visitare il dolce Santo.<\/em><\/p>\n\n\n

2.      <\/em>Un altro episodio che ha turbato la mia vita, riguarda una visita presso la cappella della miniera per assistere alla S. Messa dedicata a S. Barbara, patrona dei minatori, artificieri, etc. Ogni anno, il 4 dicembre, i familiari dei minatori, li affiancano per pregare prima che scendano con l\u2019ascensore nelle buie pericolose profondit\u00e0. Io, piccolissima, avevo circa due anni e mezzo, lo vidi sparire in un attimo gi\u00f9 con l\u2019ascensore. Strillai tantissimo dicendo: \u201cPap\u00e0 est tomb\u00e9 dans la croute\u201d (\u201cPap\u00e0 \u00e8 caduto nel buco\u201d). Niente e nessuno pot\u00e9 consolarmi, piansi e mi lamentai tutta la notte in braccio a mia mamma, impotente e disperata anche lei da continui tormenti e pericoli. Anche perch\u00e9 quando mio pap\u00e0 faceva i turni di notte tutto appariva pi\u00f9 crudele e infernale. Poi, all\u2019improvviso, mi ha sempre raccontato mia mamma, eccolo apparire dalla porta della camera, e io reagii come una molla impazzita. Fu una grande festa, meravigliosa festa! Credo che questi ricordi dolorosi mi abbiano legata ai miei per tutta la vita in modo saldo. Tant\u2019\u00e8 che anche la statuina di S. Barbara riportata dal Belgio, \u00e8 ancora l\u00ec, nella camera dei miei cari.<\/em><\/p>\n\n\n

3.      <\/em>Non ero ancora nata, era l\u20198 agosto 1956, quando accadde una delle pi\u00f9 grandi tragedie avvenute al mondo nei luoghi di lavoro: il disastro di Marcinelle nel comune di Charleroi, avvenuto presso la miniera di carbone \u201cBois du Cazier\u201d in Belgio, a causa di un incendio dovuto alla combustione d\u2019olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. I morti furono 262 di dodici diverse nazionalit\u00e0, soprattutto italiane; i sopravvissuti solo 13. Solo dopo la tremenda tragedia di Marcinelle, venne finalmente introdotta nelle miniere del Belgio la maschera antigas e l\u2019Italia interruppe a volte l\u2019enorme esodo di manovalanza degli italiani verso il Belgio, perch\u00e9 le condizioni erano ancora deplorevoli.<\/em><\/p>\n\n\n

Mio padre e mia madre subirono un grave choc. La miniera di Marcinelle era attigua a quella dove lavorava pap\u00e0 e lui perse tantissimi amici. Niente lo poteva consolare! Pass\u00f2 giornate dietro i cancelli della miniera fumante a consolare familiari e a cercare di rendersi utile. Da anni faceva parte della squadra dei soccorsi, ma non lo fecero scendere perch\u00e9 si era operato allo stomaco. Tra le tante foto che aveva scattato in Belgio ho ancora custodite gelosamente quelle della miniera di Marcinelle.4.\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0Un particolare che mi ha sempre intenerita riguarda l\u2019amore di mio padre per un asinello, che come altri asinelli viveva in fondo alla miniera per aiutare i minatori a spostare i carrelli pieni di carbone. E\u2019 un\u2019altra crudelt\u00e0 di cui non si parla mai! Pap\u00e0 gli portava sempre altro cibo pi\u00f9 ghiotto rispetto a quello di routine. Ma un giorno il carrello deragli\u00f2 uccidendo il dolce asinello e mio padre si port\u00f2 per sempre questo dolore nel cuore, parlando di lui come fosse stato un angelo. Io sono rimasta molto influenzata da questo racconto, forse per questo ho soccorso tanti animali bisognosi e amo i miei appassionatamente.
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LA MINIERA DEL BELGIO\u00a0 Poesia di Franca Prosperi<\/strong>\u00a0<\/em><\/p>\n\n\n

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\u00a0Te l\u2019avevo detto che ti voglio bene?E adesso lo voglio ripetere ogni momento!Perch\u00e9 mi ricordo quando mi abbracciavie mi tenevi stretta con il freddo.\u00a0La neve del Belgio era di ghiaccioe la miniera scura una minaccia;non ho scordato mai che ti aspettavoquando stanco tornavi nero nero.\u00a0Ogni mattina un sospiro amarose tardi ti riaffacciavi dalla porta,il turno della notte era pi\u00f9 lungoe solo il (tuo) sorriso era un po\u2019 bianco.\u00a0Una festa a colazione con mammae noi bambine ancora piccoline!E belle ora mi sembrano quelle giornateperch\u00e9 ci volevamo molto bene.\u00a0E quel giardino con le ortensie bl\u00f9sembrava l\u2019acqua del mare nostro:e per Natale sotto l\u2019alberelloci scambiavamo sempre un regalo.\u00a0\u00a0Ho ancora quel tuo presepee le palline appese insieme a mamma;sembrava quasi che il bambinelloci desse la speranza di tornare.\u00a0Nevicava ancora forte a primavera,ma bella mi sembrava la tormentaperch\u00e9 di fiocchi ricopriva la terradietro a quella finestra per sognare.\u00a0\u00a0

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